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Malesia

Covid in Malesia

Breve diario redatto durante i mesi di quarantena passati in Malesia

Qui comincia il mio breve diario redatto durante i due mesi e mezzo di quarantena passati in Malesia, brevi note e considerazioni personali buttate giù durante questa pandemia, quest’influenza anomala che conosciamo come Covid 19.

18 Marzo 2020

Il Covid-19 è senza dubbio un’influenza molto più contagiosa di altre e potenzialmente pericolosa, ma allo stesso tempo mi dà un po’ fastidio che altri grossi problemi che pure provocano un sacco di morti vengano presi sotto gamba, come il cambiamento climatico, solo perché questi non riempiono i nostri ospedali così in fretta. E così i media gongolano nei loro macabri titoli altisonanti, con le foto delle vittime giovani, o delle lunghe file di bare, usando spesso una terminologia bellica che non mi piace affatto.

Questo non vuol dire che non sia d’accordo con le misure che si stanno prendendo in molti paesi, a cominciare dalla Cina e l’Italia, per finire qui in Malesia dove da oggi siamo in ‘lock-down’ per due settimane, almeno per adesso. Il fatto è che non sono un esperto, e onestamente non so quale sia il modo migliore per affrontare questa emergenza. Forse sarebbe stata un’idea migliore isolare le persone più a rischio, gli anziani ed i malati, garantendo loro cibo sano e medicine. Quello però che mi sento di affermare è che per fronteggiare qualsiasi malattia dobbiamo avere un sistema immunitario forte, e per avere un sistema immunitario forte abbiamo bisogno di riposare bene, mangiare sano, di fare tanto esercizio e di tanta natura, e questo lock-down ci permette al limite di fare le prime due cose, non le ultime due che sono forse le più importanti.

Qui in Malesia hanno addirittura chiuso i parchi e solo i ”capofamiglia” possono uscire a fare la spesa. Ma fare esercizio nei parchi lontani da altre persone che male può fare, soprattutto qui dove il Covid in Malesia è piuttosto limitato?

E anche se uno in questo modo si beccasse il virus, le probabilità che presenti sintomi gravi sono basse, ed in ogni caso se ne starebbe a casa e non contagerebbe le persone a rischio. Ho addirittura sentito uno psichiatra affermare che in certi casi, le persone diagnosticate con Covid 19 si spaventano così tanto per tutto il bombardamento mediatico negativo che hanno subito e per le condizioni degli ospedali che il loro sistema immunitario crolla e in poco tempo sviluppano sintomi gravi. Per non parlare delle persone depresse, che vivono sole o in appartamenti minuscoli senza balconi. Si è creata tanta paura e preoccupazione intorno a questo virus che la gente non pensa che le probabilità di avere un infarto, di beccarsi un tumore o di fare un incidente sono nel complesso molto più alte. E non pensa neanche che l’essere umano è un virus peggiore rispetto alla natura e alla madre terra. Certo che il numero dei morti in Italia, in percentuale il più alto del mondo, fa pensare.

Dipende forse dal conteggio? Dai contatti fisici più frequenti? O forse dal forte inquinamento padano che abbassa le difese naturali ?

La cosa che mi sembra più triste è che la paura in Italia abbia reso molti più aggressivi, e credendo ciecamente a tutto ciò sentono non solo sputano sentenze a tutto spiano, ma alcuni sarebbero anche pronti a far del male a chi corre in strada o a chi posta su Facebook punti di vista alternativi rispetto alla versione ufficiale.

In ogni caso, sperando di rimanere ben lontani sia io che Leo e Rie da questa poco simpatica malattia, non mi spiace troppo l’idea che non ci sia molto da fare per due settimane, ma staremo a vedere. Per adesso dobbiamo rimanercene in casa, o al massimo nel parcheggio davanti a casa, visto che si può uscire solo per fare le spese o per altre urgenze.

Tutto è chiuso, sono rimasti aperti solo i supermercati, gli alimentari, le farmacie e alcuni ristorantini che offrono take away. Tutto è cominciato verso la seconda metà di gennaio quando si è saputo dei primissimi casi in Malesia, e quando il nido di Leo ci aveva comunicato che se un bambino rimaneva a casa ammalato, per rientrare al nido avrebbe avuto bisogno di un certificato medico. Ed infatti quando Leo si era presa una brutta tosse con qualche linea di febbre, una volta guarito siamo dovuti andare dalla nostra pediatra per farci fare il certificato, dato che il medico sotto casa diceva che dovevamo aspettare fino a che la tosse non fosse passata completamente.

La tosse non sparisce così presto, ed i casi di corona virus erano a quel punto solo una decina nel sud del Paese. In ogni caso tutto è andato bene fino a quando la scorsa settimana non si è saputo che era stato organizzato un grosso evento internazionale in una moschea di Kuala Lumpur, con più di 10.000 partecipanti, ed uno o due di questi avendo il corona virus, l’aveva passato allegramente ad altri partecipanti, fino a che da una cinquantina di casi siamo arrivati a 700 in una settimana, quasi tutti collegati a questo evento religioso.

E così l’altro ieri, Lunedì 16, aveva cominciato a correre la voce (una fake news, si è poi scoperto) che dal giorno dopo ci sarebbe stato un lock-down totale, e c’è stato di conseguenza un corri corri ai supermercati della città (più che civile devo dire, ma molti scaffali erano rimasti vuoti).

Poi la sera l’annuncio ufficiale da parte del nuovo primo ministro: il lock-down ci sarebbe stato ma solo da mercoledì, oggi, e per due settimane, ma cibo, benzina e altri viveri sarebbero stati garantiti. All’università da lunedì avevamo già cominciato a fare lezioni online (come durante la prima settimana del semestre, per via degli studenti cinesi appena tornati dalle vacanze in Cina, che erano poi risultati tutti sanissimi), ma ieri ci hanno confermato che l’ateneo sarebbe stato chiuso completamente per due settimane, e che pure le lezioni online sarebbe state sospese (una delle due settimane sarà comunque vacanza di mezzo semestre, invece che ad aprile).

 

24 Marzo 2020

 

È già passata una settimana dall’inizio della quarantena. Oggi siamo ad un totale di circa 1,600 contagiati e 16 morti, in percentuale molti ma molti meno che in Italia.

Tutto procede abbastanza bene comunque; la routine è diventata la seguente: la mattina si cerca di lavorare un po’, Leo permettendo, poi pranzo per Leo; dopodiché vado di sotto a comprare qualcosa da mangiare per me e Rie, lavoro o lettura mentre Leo riposa, e poi caffè da asporto all’entrata di Am-corp Mall col mio collega Gian Piero che vive pochi piani sopra di me (seduti fuori su due sgabelli a debita distanza). Dopo porto Leo a fare un giretto attorno al posteggio vuoto davanti a casa e per quello del settimo piano che ha dei grossi ‘balconi’ con una bella vista, e infine meditazione e cena. Più tardi, dopo che Leo si è addormentato, scendo di nuovo nel posteggio buio a fare (illegalmente!) un po’ di ”Taichi”, poi magari vedo una mezz’ora di film o documentario scaricato e leggo un po’ prima di addormentarmi.

C’è pochissima gente attorno, e se c’è, mi tiro su la mascherina (per quello che può servire) e mi tengo ad una certa distanza. Le probabilità di essere contagiato sono bassissime, visto il numero dei contagiati, ma non si sa mai.

La cosa più importante credo sia tenersi in salute, dormire e mangiare bene, e fare quel minimo di esercizio fisico, per quanto difficile date le circostanze. In generale sto bene, ma a volte mi sento un po’ giù per la mancanza di verde e movimento, e per l’ansia di non sapere quanto tutto questo durerà.  Il Buddhismo mi sta aiutando molto, come sempre.

Mi aiuta ad essere positivo, a pensare che non dobbiamo vedere questa situazione come una tragedia, ma come un’opportunità di imparare qualcosa di nuovo, di diventare persone migliori. Certo, nessuno vuole ammalarsi, ma anche prendendola, se si sta bene e non si è troppo anziani, le probabilità sono altissime che i sintomi saranno lievi.

Sono un po’ preoccupato per mia madre in Danimarca, ma lei non esce e sta attenta. Tanta gente muore in continuazione, anche giovani, per mille motivi: incidenti, infarti, tumori e chi più ne ha più ne metta, ma nessuno ci pensa, anche se nel complesso ci sono più probabilità di morire per queste cause che per il Corona virus. Ma tant’è, la nostra mente è potente, ed i pensieri, anche se inconsistenti, ci possono persino uccidere.

Noi non vorremmo che morisse nessuno, meno che meno noi stessi, ma purtroppo ciò non è possible e tutti dobbiamo andarcene prima o poi, a partire dalle persone più anziane. Questa è la realtà della vita che non vogliamo accettare.

31 Marzo 2020

 

Oggi sarebbe stato l’ultimo giorno della quarantena, ma l’MCO (Movement Control Order), come lo chiamano qui, è stato esteso, come d’altronde si prevedeva, ad altre due settimane. Ad oggi in Malesia ci sono quasi 2,800 contagiati e 47 morti in totale. Comunque noi si procede bene, e Leo e Rie sono addirittura più contenti del solito della costante compagnia.

La routine è più o meno quella descritta in precedenza, con la sola differenza che ora sono un po’ più all’erta quando scendo con Leo o faccio ”Taichi” la sera: si è saputo infatti di varie persone arrestate per aver trasgredito il lock-down, tra cui addirittura un cardiologo di 60 anni che faceva jogging da solo per mantenersi in salute.

Certo, quando gli avevano chiesto di andare a casa avrebbe dovuto farlo senza protestare, ma non gli posso dare tutti i torti, dato che anch’io devo fare il mio esercizio minimo di nascosto.

In Italia sembra che vada meglio, speriamo bene.  Un’altra cosa che mi dà fastidio è la politicizzazione della situazione: sarà un caso che la quarantena sia stata dichiarata proprio quando parecchia gente si stava lamentando del nuovo governo ‘tecnico’ che comprende una parte di ministri del Barisan Nasional, la coalizione che aveva perso alle ultime elezioni, quella dell’ex Primo Ministro ora sotto processo per appropriazione indebita di milioni e milioni di ringgit? E che i giornali siano stati chiusi? E che alle ONG indipendenti non venga permesso di aiutare gli indigenti?

Tutto ciò un po’ mi puzza.

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