La Porta de Santiago è una delle quattro principali porte della fortezza A Famosa, ed è l’unica testimonianza, assieme alla chiesa di San Paolo, dell’occupazione portoghese della città di Malacca. Situata ai piedi della collina omonima di San Paolo, il forte venne costruito dai portoghesi nel 1512 sotto il comando di Alfonso de Albuquerque, immediatamente dopo l’invasione del Sultanato di Malacca.
Storia
Nel 1511, la flotta portoghese comandata da Afonso de Albuquerque sbarcò, attaccò e sconfisse le forze del Sultanato di Malacca, il più antico della Malesia e, a quel tempo, il regno più potente sulla penisola malese. Il comandante Albuquerque richiese con urgenza la realizzazione di una fortezza costruita intorno ad una collina che a quel tempo era antistante al mare (oggi la riva si è spostata di diversi centinaia di metri).
Albuquerque riteneva infatti che Malacca sarebbe diventata un importante porto per collegare l’Impero del Portogallo con la rotta delle spezie in Cina. Nello stesso periodo altre flotte portoghesi conquistavano luoghi come Macao, in Cina e Goa, in India, con il medesimo fine di creare dei porti-satellite a cui le navi portoghesi che transitavano tra il Portogallo e la Cina potessero attraccare in sicurezza per rifornimenti e riparo. Lo Stretto di Malacca, dominato appunto dalla città omonima, era di importanza vitale per garantire il passaggio in sicurezza delle navi europee tra Occidente ed Estremo Oriente. La potenza che dominava su Malacca avrebbe esercitato un controllo su tutto lo stretto grazie alla sua posizione strategica.
La fortezza, nella visione del capitano portoghese, sarebbe dovuta essere naturalmente l’avamposto a guardia di una città di siffatta importanza. Venne edificata in tempi brevi con alte mura, torri e quattro fortificate porte di ingresso. Ogni torre disponeva di un magazzino per le munizioni, vi era una residenza del capitano e per gli gli ufficiali in servizio. Il paese vero e proprio era collocato, secondo schemi medievali ancora in uso tra i portoghesi, all’interno delle mura della fortezza. Naturalmente, con l’accrescere dell’importanza del porto malese, nonché della popolazione degli abitanti e dei mercanti che qui vi sostavano, ben presto le abitazioni iniziarono a sorgere ben al di fuori del perimetro della cinta muraria.
La fortezza passò di mano nel 1641 quando fecero il loro ingresso gli olandesi, già attivi in Indonesia con la propria compagnia delle Indie, che scalzarono i rivali europei aiutati da frange malesi ostili al dominio portoghese. Il forte venne preservato in quanto ancora di utilità strategica, per quanto danneggiato dagli scontri di cannone. Sopra le quattro porte d’ingresso gli olandesi scolpirono un bassorilievo con il logo della Compagnia delle Indie Orientali olandese.
Durante l’espansione napoleonica in Europa, gli olandesi cedettero frettolosamente Malacca agli inglesi per evitare che cadesse in mano francese. Fu solo tra il 1814 e il 1824, con la firma del trattato Anglo-Olandese che il passaggio di mano venne finalizzato però. Nel 1806 gli inglesi ordinarono la distruzione del forte. Sir Stamford Raffles, il fondatore di Singapore, appassionato di storia e di arte, nel 1810 si trovava a visitare Malacca e si prodigò col governatore inglese locale di lasciare intatta almeno una delle porte, quella appunto di Santiago.
Caratteristiche
Purtoppo questa porta è tutto quello che rimane di ciò che doveva essere un magnifico forte, stando alle ricostruzioni e alle antiche incisioni di fonti portoghesi, olandesi e inglesi. Nella parte superiore della porta vi è un bassorilievo con il logo della Compagnia delle Indie Orientali olandese e l’anno della sua ristrutturazione dopo il passaggio di mano dai portoghesi.
Centinaia di schiavi e detenuti sono stati costretti dai portoghesi a costruire questa struttura. Le mura sono spesse e ciò consentiva di avere dei luoghi freschi e allo stesso tempo efficienti contro l’attacco di artiglieria. Per la sua costruzione furono utilizzati massi e pietre prelevate dal territorio immediato circostante, ivi inclusi vecchi edifici del ‘400-‘500, rovine di palazzi, moschee e persino lapidi tombali.
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